“What is the point of singing wonderful lyrics if the audience can’t understand what is being said or heard?” Frank Sinatra

Qual’è il senso del cantare in maniera meravigliosa se il pubblico non capisce cosa si sta dicendo o cosa viene udito?

La voce

Sinatra venne definito il Principe dei Crooners: colui che parlava al cuore delle sue ammiratrici utilizzando toni confidenziali ed una particolare attenzione al come cantava più che al cosa. Tutto ciò gli permise di instaurare un rapporto artista – pubblico decisamente più stretto, più confidenziale, diventando ben presto tra le prime pop star, sex symbol e modello ideale da seguire del XX secolo.

Baritono dalla voce piena e calda, vibrato naturale e presente. Un cantato carico di interpretazione, comprensibile in ogni parola, ed un continuo gioco con il tempo della canzone.

Contestualizziamo storicamente l’innovazione apportata da Sinatra nel campo della musica pop americana del secolo scorso.

La rivoluzione tecnologica permette ai cantanti di disporre di microfoni capaci di captare le basse dinamiche ed un più alto spettro di frequenze, intorno agli anni ’20 del Novecento e questo permette anche a Sinatra di concentrarsi su un’interpretazione più intima: l’utilizzo di un registro “più aderente al parlato” gli permette una chiara intelligibilità del testo ed un colore più intimo nell’interpretazione delle sue canzoni. Nonostante ciò, se osserviamo i live di Sinatra, il microfono rimane spesso ad una distanza considerevole dalla bocca, il canto risulta infatti un canto presente, spiegato, in gergo tecnico: “ben appoggiato sul fiato”.

Riguardo al “giocare con il tempo” riporto una citazione curiosa e calzante della maniera di Sinatra di “appoggiarsi allo swing”, “mai a tempo, mai fuori tempo” (dal sito La fabbrica della voce), ovvero quella tipica maniera che utilizzavano i Crooners nell’interpretazione delle loro canzoni: una voce morbida e colloquiale che gestisce in maniera altrettanto morbida l’appoggio ritmico sul beat della canzone, spostandosi sul tempo quasi sembrando “in ritardo o in anticipo” in base al testo. Il loro fraseggio jazzistico veniva definito: “relaxed” (rilassato), morbido, sensuale, quasi ammiccante.

Cosa ci può insegnare Sinatra?

All’inizio della sua carriera Sinatra prende lezioni di canto per migliorare il suo parlato dal vocal coach John Quinlan, 45 minuti per un dollaro. L’incontro tra i due dà vita ad un libro per giovani cantanti intitolato: “Tips on popular singing” pubblicato nel 1941.

Nell’introduzione vengono riportati alcuni suggerimenti, tra cui:

“It suggested that the student listen to the records of as many different vocalists as possible (…) then select some of their mannerisms of phrasing and diction, from which it may be possible to invent an individual style of interpretation and expression, being careful to always employ intelligence and good taste.”

Si suggerisce che gli studenti ascoltino le registrazioni di quanti interpreti possibile (…) poi selezionino alcuni dei loro manierismi nel fraseggio e nella dizione, da cui poter partire ad inventare uno stile individuale di interpretazione ed espressione, prestando attenzione ad agire sempre con intelligenza e buon gusto.

Sinatra e Quinlan affrontano uno dei temi più ostici in campo artistico: copiare o non copiare? L’umanità intera progredisce grazie all’imitazione e già un altro artista, in un altro campo, aveva espresso lo stesso concetto: “Learn the rules like a pro, then break them like an artist” Pablo Picasso (impara le regole come un professionista e poi infrangile come un artista).

E’ fondamentale infatti il suggerimento, indipendentemente dal genere scelto, di ascoltare quanta più musica possibile per “farsi l’orecchio” come si dice in gergo, in quanto certe cose appunto non si imparano sui libri ma attraverso la pratica d’ascolto. Inoltre il concetto di “rubare” i segreti per poi rielaborarli ed inventare il proprio stile, possiamo definirla la meta ultima di ogni artista.

“If the student desires to attain success in the popular field, good health, hard work, and plenty of patience are obligatory.”

Se lo studente desidera raggiungere il successo nel campo della musica pop, una buona salute, duro lavoro, e parecchia pazienza sono obbligatorie.

Diciamo che su questi suggerimenti si potrebbe fare qualche obiezione, dicendo di non seguire l’esempio di colui che li ha dati. Per quel che riguarda il duro lavoro non abbiamo dubbi, una carriera di ben 60 anni dimostra la grande tenacia ed il duro lavoro continuo in cui Sinatra non smise mai di impegnarsi. Forse si potrebbe obiettare sulle altre due qualità. In numerose occasioni pubbliche emerge il suo carattere parecchio irascibile oltre ad una fragilità mentale che lo portava a frequenti depressioni. Dal punto di vista di una vita sana probabilmente polmoni e fegato di Sinatra non se la passavano così tanto bene: ai suoi concerti non poteva mancare sul pianoforte un bicchiere di Jack Daniels, altro compagno inseparabile era il sigaro, con il quale viene ritratto in tantissime foto. I suggerimenti qui sopra descritti sono certamente le carte in regola che ogni artista deve avere se vuole affrontare una carriera duratura.

Per sapere qualcosa di più sulla sua vita clicca qui: Colui che faceva svenire le sue ammiratrici.

Il secondo capitolo intitolato “The art of breathing” riporta alcune informazioni, un po’ generiche ma concrete, su come gestire il fiato. Tutti i cantanti conoscono l’importanza di questo argomento, dico spesso ai miei allievi che “Puoi anche avere una Ferrari ma se non ci metti la benzina, la tua Ferrari rimarrà in garage: nessuno si accorgerà della tua bellissima macchina e soprattutto tu non potrai scoprire e sfruttare tutte le sue caratteristiche.” Con questa metafora mi riferisco anche al trovare il coraggio e la voglia di mettersi in gioco e dare il massimo, ma questa è tutta un’altra storia, rimaniamo sul discorso della respirazione del cantante. Ecco cosa si legge nel libro:

“It is wise to stress the importance of breathing, as it is the most essential part of singing, yet is far from being the complicated procedure which some teacher claim. There is but one way to breathe, and that is in the natural way. Stand erect, relax the chest and inhale deeply through the nostrils. Avoid making the mistake of pushing the chest out as you inhale – let the breath do that. (…) When exhaling, do not let the chest collapse. hold the position you had when you finshed inhaling, and then slowly exhale througt your mouth. You will notice that the stomach takes an inward direction toward the spine. This is also eventually happens when the singer sustain high notes; it gives the appereance of the voice floating out, instead of being pushed out.”

E’ saggio soffermarsi sull’importanza del respiro, come una parte essenziale del cantare, anche se questo concetto è molto distante dalla procedura complicata che alcuni insegnanti affermano. C’è un’unica maniera di respirare, e questa è nel modo naturale. Stare eretti, rilassare il petto e inspirare profondamente attraverso le narici. Evitare di fare l’errore di spingere fuori il petto quando si respira, lasciare che il fiato faccia questo. (…) Durante l’espirazione, non far collassare il petto, tenere la posizione presa alla fine della presa d’aria, e poi espirare lentamente dalla bocca. Si noterà che lo stomaco si porterà prenderà una direzione verso l’interno, verso la colonna vertebrale. Questo è quello che succede infine anche quando il cantante sostiene le note acute; ciò d la sensazione della voce che galleggia verso l’esterno, invece di essere forzata fuori dalla bocca.

Si passa in seguito agli esercizi e non vi sono altre “spiegazioni tecniche”. La stessa precedente spiegazione non riporta alcuna descrizione di ciò che accade in maniera specifica all’interno del corpo. Un concetto di vitale importanza risulta comunque molto chiaro: la gestione del fiato e il modo di cantare (nel campo della musica pop) fanno riferimento, per Sinatra, ad un’emissione naturale e si legano al concetto di “sing as you speak” (canta come parli) concetto cardine per Seth Rigs, vocal coach americano di Michael Jackson, Natalie Cole e molti altri, che opererà dieci anni dopo la pubblicazione di questo libro e che, insieme ad altri, rivoluzionerà la tecnica vocale americana e in seguito quella mondiale. (Non è questa la sede per dilungarmi sul significato della frase “sing as you speak”, mi limito a spiegare che questo concetto trova concetti teorici e applicazione pratica con determinati esercizi nella tecnica vocale dello speech level singing inventata da Seth Rigs).

Dicono di lui

“He has far more voice than people think he has. He can vocalize to a B-flat on top in full voice, and he doesn’t need a mike either”. John Quinlan

Aveva molta più voce di quello che la gente pensava. Poteva vocalizzare fino ad un si bemolle in acuto in voce piena, e non aveva bisogno nemmeno del microfono.

Così lo descrive il suo primo vocal coach. Il critico musicale John Rockwell utilizza queste parole per descrivere la vocalità di Sinatra:

“What gives Sinatra his distinctive quality, and what makes it easier for him to declaim conversationally, is his vocal ‘edge’ – the focussed sharpness of attack that defines every note. Unlike many singers, classical or pop, his voice rarely slips back into his throat. He lets the tone resonate in his nasal cavities instead of becoming constricted in his throat and chest. In so doing, he is confirming to the finest classical operatic principles.” John Rockwell

Quello che conferiva a Sinatra il suo tratto distintivo, e ciò che gli permetteva di parlare al grande pubblico in maniera colloquiale, era il suo “edge” vocale: la concentrazione su un attacco chiaro, definito, di ogni nota (Il termine è riferito ad una vocalità diretta, chiara, con un suono più leggero, naturale, vicino al tono del parlato). A differenza di molti cantanti, classici o pop, la sua voce raramente scivolava in gola. Faceva sì che il tono risuonasse nelle sue cavità nasali invece di diventare costretto nella sua gola e nel suo petto. Questo confermava la sua aderenza ad uno dei più importanti principi dell’Opera classica (il non far cadere il suono in gola).

A proposito dei crooners John Rockwell continua dicendo:

“Crooners didn’t have to belt out their voices in order to reach the rafters. A microphone allowed them to float the sound easily on the breath, articulating consonants clearly and naturally.”

I Crooners non dovevano cantare a squarciagola in modo da arrivare a riempire il teatro. Il microfono permetteva loro di emettere dei suoni ben appoggiati sul fiato, articolando le consonanti in maniera chiara e naturale.

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